Il criminale affettivo non rispetta nessuno

Chi commette violenza è un criminale (la violenza è un crimine).

Se la violenza avviene all’interno di una relazione affettiva possiamo chiamarla crimine affettivo.

Filippo Turretta è un criminale affettivo che ha fatto leva sugli affetti di Giulia per legarla a sé fino al possesso (tu mi appartieni). La patologia di questa persona violenta non gli evita il giudizio netto di criminalità né l’imputazione giuridica che ne conseguirà. 

Dobbiamo escludere drasticamente qualsiasi tentazione di pensare ad una specie di raptus, come se ci fosse una trasformazione improvvisa da brava persona ad assassino (da pecorella a belva feroce). E’ evidente da tanti segni (frasi, comportamenti ecc) che questo criminale concepiva Giulia come un tappabuchi affettivo, non gli importava nulla della persona di Giulia, dei suoi interessi del suoi desiderio, dei suoi affetti). A Filippo importava solo di sé e del suo bisogno morboso di qualcuno che lo ammirasse, nonostante i suoi limiti.

Il narcisismo

La patologia del secolo è il narcisismo, ma non quello che diagnostica la psicologia, ma quello che tutti abbiamo la competenza di vedere e faremmo bene ad usare questa capacità per difenderci dalla mentalità narcisista. 

Narciso era innamorato della sua immagine, instupidito dalla contemplazione della sua immagine deformata dal riflesso. Non pensa, ripete che bello che sono, quanto mi piaccio (ma potrebbe essere il contrario come nel caso di Filippo). Tutto gira intorno alla sua immagine e non esiste altro, non esiste l’Altro. Non ha relazioni, le immagina a sua immagine, intorno a lui possono stare solo specchi, non persone reali. Vuole essere guardato ma non guarda. 

Leggi anche Chi è il criminale affettivo di Giovanni Callegari

Il rispetto

Quasi sempre le donne affermano di non sentirsi rispettate. E chiedono rispetto.

Cos’è il rispetto? L’etimologia della parola ce lo insegna molto chiaramente: RE-spicere (guardare osservare). Rispetto a ri-guardare l’altro, nei due significati della parola. Guardare e ancora guardare, riguardare come si dice portare riguardo. 

Infatti se guardi con attenzione ti accorgi del valore, quindi te ne prendi cura, lo rispetti appunto.

Il narcisista non può rispettare nessuno perché non guarda l’altro, non lo vede, lo considera un oggetto da utilizzare per se (Giulia stammi vicino). Non solo non da valore all’altra persona ma poco gli importa del valore della vita dell’altro. Basta pensare che Filippo chiedeva a Giulia di smettere di dare gli esami all’università perché doveva aiutarlo a studiare ed aspettarlo per laurearsi insieme. Cosa importa a Filippo cosa vuole Giulia? qual è il suo desiderio? qual è il sacrificio che sta esigendo? quale rinuncia alla volontà di Giulia? Nulla! Per Filippo Giulia è inanimata già prima di ucciderla. Poi la uccide perché si accorge (per lui una scoperta) che Giulia è fuori controllo, lo ha lasciato, ha continuato a fare gli esami, si laurea. Fa la sua vita secondo ciò che desidera. Ma nel pensiero del narcisista l’altro non può avere vita propria: “non avrai altro dio all’infuori di me”. Dio può permettersi di affermarlo, ma quando questa frase viene da un narcisista diventa un criminale. Devi adorarmi! Se disobbedisci ti elimino.

La condizione perché ci sia un rapporto

Sembra banale, ma perché ci sia un rapporto occorre essere in due, due soggetti, due desideri, due pensieri, due soggetti di emozioni. Una relazione diventa pericolosa fino al pericolo del danno, quando uno non vede l’altro (ma solo se stesso). 

Colui che non vede potrebbe avere dei problemi relazionali, cioè essere abituato a vedere solo se stesso.

Allora l’altro cosa può fare? Farsi vedere, come soggetto. Si tratta di porsi con l’altro come persona che ha pensiero, gusti, sentimenti, emozioni, preferenze ecc. 

Un posto particolare in questa lista lo deve avere il giudizio: questo mi piace, questo non mi piace, questo mi va bene, questo no. Questo semplice modo di relazionarsi chiarisce e orienta l’altro: gli permette di capire che ha di fronte una persona con le sue caratteristiche individuali, la sua unicità.

Una persona normale si regola di conseguenza nel rapporto. Una persona patologica reagisce con stupore. Una persone con tendenze narcisiste non capisce, in particolare non vede il soggetto.

In quest’ultimo caso la relazione non dovrebbe proseguire perché sarebbe una relazione tossica, farebbe solo del male alla persona sana. Mancano le condizioni basilari perché ci possa essere un rapporto perché uno dei due non riconosce l’altro, dunque manca il rispetto e via via a salire, passando dall’empatia fino ad arrivare alla condivisione per finire con il sentimento amoroso.

Se manca il rispetto minimo per la vita dell’altro, la frequentazione di una persona che vede solo se stessa sarà dolorosa e potenzialmente pericolosa.

Conclusione

Giulia mandò un messaggio che esordiva con un “vorrei” (che Filippo, vorrei lasciarlo). Rimane aperta la domanda se Giulia lo avesse detto a Filippo. Probabilmente no, per non ferirlo, per i sensi di colpa che lui le aveva indotto. Una trappola emotiva da cui Giulia faticava ad uscire e chissà, forse con l’avvicinarsi della sua laura ci sarebbe riuscita, ma non è andata così, purtroppo.

Invito tutti a dire all’altro i propri pensieri e sentimenti, senza fare frenare dai sensi di colpa ingannevoli. Se non ci riuscite da soli parlatene, fatevi aiutare, pena un futuro di dolore, quando c’è un futuro. Per Giulia non è stato così.

Crediti: Donna spaventata – pexels.com
Immagine di copertina: Donna che chiede aiuto – pexels.com

Psicologo, psicoanalista.
Presidente della cooperativa Il Sentiero e consigliere della cooperativa la Clessidra. Responsabile della comunità Alda Merini. Uno dei fondatori dell’associazione Odòn.

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