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Un nuovo viaggio di vita ha scandito un tempo diverso, il tempo della conoscenza, dell’apertura al possibile.
Da quella avventura di 25 anni fa tante cose si sono trasformate, non sono più la stessa persona di allora come non lo sarò domani o in un futuro. Il tumore è stata un’esperienza dirompente ma anche catartica perché da subito mi sono posta nuove domande: “Che cosa mi vuole insegnare questa fatica, questa malattia? Che senso posso trovare in questa esperienza?”
Afferravo con la forza dell’intuito che dietro l’esperienza dolorosa potevo delineare un nuovo percorso di crescita e di rinascita, che quella sofferenza dal punto di vista emotivo avrebbe potuto insegnarmi molto ed infatti nei primi testi di allora scrivevo sempre “io sono allieva del cancro”.
L’intuito è stata la mia grande forza propulsiva e mi ha fatto intravedere il giusto, le possibilità a venire. Ho iniziato a scrivere e tutto è partito da una lettera dedicata ad un medico con cui si era interrotto un confronto, un possibile riconoscimento in una fase particolare di vita in cui il cancro sparigliava tutte le carte della vita, con la sensazione forte che nutrivo di forte astinenza alla parola, alla mancanza di autenticità.
Chi desideravo essere?
Mi chiedevo in quei giorni di profonda solitudine. E la scrittura è stata la mia grande alleata, la forza dirompente che avrebbe permesso quell’apertura verso il possibile, il riconoscimento di me stessa. Percepivo che dovevo darmi fiducia, che non potevo soccombere sotto le mie paure, ma che anzi quelle stesse paure potevano essere trasformate in opportunità, in catarsi benefiche. L’anima sentiva questo bussare e capivo che era giusto arrendermi a questo sacro fuoco, che non sbagliavo a farmi ancella di una forza che sarebbe entrata profondamente in me per suggerirmi nuove affinità, mondi inimmaginabili.
Alleata e fedele alla scrittura, questo poteva essere motivo di cambiamento verso un mondo che sentivo aprirsi man mano la scrittura proiettava i suoi effluvi. E così è stato. Mi sono arresa a quello scorrere compulsivo già dalla mia prima autobiografia, una raccolta di lettere indirizzate a persone care che mi hanno accompagnato anno dopo anno. Un’autobiografia di forte valenza terapeutica, perché i nodi si liberavano e prendevo consapevolezza della mia storia incarnata, del mio essere identità unica e affine all’incontro di chi scioglieva i suoi passi accanto.
Da quel 1998 sono nati ben 16 libri, un metodo da me registrato e legato al progetto di scrittura terapeutica, scrittura intesa come Cura e conoscenza di sé, come è nata dodici anni fa una Associazione “La cura di sé “che vanta menti elettive” come quelle dello psichiatra Eugenio Borgna e dello psicoterapeuta Massimo Recalcati, a me prossimi anche per fervida amicizia.
L’esperienza di vita rimane fondante in tutti i cammini evolutivi e nulla è così di forte spessore come la testimonianza che ci autodefinisce e la scrittura la sa rendere preziosa. Fin da subito, iniziando a scrivere e nella forma maieutica della condivisione, nei vari gruppi e anche in quelli scolastici, si delinea una nuova consapevolezza nella persona, come se man mano la trasparenza di una interiorità sconosciuta si disvelasse durante il percorso di costruzione, trasparenza che rappresenta sempre un gradino in più verso la conoscenza di sé e l’apertura alla dualità e al mistero che ci abita.
La scrittura cura lo sperdimento, aiuta a vedere oltre le apparenze, a provare maggiore empatia verso l’altro che si racconta, ad aumentare le risorse di ascolto verso l’altrui narrazione, ad accogliere la diversità. Ma ancor di più la scrittura esercita una forza propedeutica legata all’etica perché smuove, ci aiuta a prendere posizione e ad indignarsi per il non lecito, a battersi per le ingiustizie, a nutrire un animo combattivo e riuscire a stare nella sofferenza altrui senza provare disagio sentendosene sovrastati.
Attivare il potere terapeutico della scrittura
Per “attivare” il potere terapeutico della scrittura non serve scrivere bene e chiunque, dal più piccolo al più grande, del più giovane al più vecchio ne può usufruire. È essenziale ed importante scrivere a mano perché quella scrittura manuale crea sempre un legame forte con il nostro pensiero, con la psiche che traccia un mosaico su quel foglio bianco: parole che non sono mai vuote e possono emergere in tutta la loro bellezza e sacralità. Il riaffiorare dei ricordi tramite la scrittura è un aiuto sostanziale per avvicinarsi alla Cura. Non è una scrittura facile, chiaramente, perché a volte si disvela, fa riaffiorare passaggi dolorosi, esperienze rimosse. Ma dare parola a quella sofferenza e farne segno di condivisione aiuta da alleggerirne il peso, a renderlo meno onnipotente e a fargli intraprendere nuove strade protettive. Credo ne valga sempre la pena perché i grandi dolori, come sappiamo dalle varie esperienze umane, tendono a creare massa, a solidificare le pene e ad acutizzarne il suono senza riuscire ad emergere nella loro trasparenza e prospettare, in tal modo, una via di espiazione e di liberazione.
Esistono le “protezioni” per gestire in momenti impattanti e credo che la condivisione, come generalmente avviene nei gruppi di mutuo – aiuto, sia ottimo strumento per iniziare ad elaborare il non detto, i nodi del vivere. Non a caso la scrittura terapeutica la definisco la scrittura dei nodi. Possiamo poi sempre contare su delle figure di riferimento e di contorno a cui avvicinarci quando sentiamo il peso della fatica o quando ci fa bene espandere quelle parole difficili da esternare per imparare a cicatrizzare il tessuto connettivo che è altamente legato a quello emotivo.
La scrittura terapeutica non ha caratteristiche peculiari per ogni generazione coinvolta, perché tutti noi siamo abitati dalla memoria che è sempre intrisa di contenuti emotivi e di legami sentimentali e che l’età in cui si scrive sia corrispondente a quella di un giovane o ad una persona di una certa età, poco cambia. La lettera dedicata a sé stessi come il tema simbolico del viaggio o la casa che ci ospita sono elementi fattoriali di tutti noi, così come accade per il tema legato allo sconosciuto o per le lettere affettive dove è più facile far emergere nodi e fragilità.
A 25 anni dal mio tumore e da quella prima avventura sono nati diversi desideri e tanti sogni.
Quello più immediato è il realizzare un nuovo testo che sia educativo e di formazione per i giovani nelle scuole e sempre attinente al metodo Scarpante collegato alla scrittura terapeutica. Sto portando avanti il mio settimo master e il mio desiderio è che un giorno possa nascere una Scuola con queste attinenze dove i facilitatori che ho formato possano trasmettere la bellezza del sapere attraverso questo percorso.
Il progetto come sappiamo è entrato nelle strutture sanitarie, nelle scuole, nelle case circondariali di Milano e sta diventando progetto teatrale, esperienza che io stessa ho vissuto circa 18 anni attraverso la rappresentazione teatrale “E ancora danzo la vita”. Un mio facilitatore, psicologo, di nome Alessio Silo, sta intraprendendo questo nuovo percorso, attraverso cui, ne sono certa, realizzerà importanti traguardi.
Non avrei mai pensato, agli esordi di quel lontano 1998, di realizzare un mondo così vasto che ruota intorno alla scrittura terapeutica, ma devo dire che quel primo lavoro di scavo, che ho fatto su di me, è stato così forte ed ineguagliabile da farmi percepire da subito la sua fonte amplificatrice. Questo sentimento l’ho afferrato subito. Intuivo che potevo riuscire ad aiutare me con quello sforzo ma potevo anche divenire strumento ed essere d’aiuto per altri, per la catarsi e la trascendenza racchiusa in quella penna che sa correre su lidi sconosciuti e rigeneranti.
Condivido con voi la registrazione realizzata con la giornalista Marina Giraldi per RAI 3 e l’esperienza educativa nelle scuole tramite il progetto di scrittura che tocca temi importanti legati all’educazione sentimentale, temi che oggi sentiamo sempre più necessari perché i nostri giovani hanno bisogno di entrare nei loro sentimenti e nel mondo emotivo che fanno fatica ad esprimere. Dare parola al loro sentire è aiuto prezioso che amplifica le loro potenzialità aumentando le risorse del gruppo.
Per quanto riguarda poi le mie pubblicazioni desidero, in questo clima prenatalizio, soffermarmi su un testo che viene molto stimato e valutato per il valore della testimonianza riportata. Si parla di una donna veramente esistita e dei suoi nodi: Maura, il suo è un percorso di vita che sa insegnare molto sulle fragilità che ci abitano e sulla violenza femminile che va snidata e affrontata con le parole che le competono. Una grande donna che ci aiuta a capire come il senso di colpa lasci sempre tracce indelebili in noi e come l’amicizia a protezione delle donne possa aiutare a trasformare l’insondabile ad atto di riconciliazione.
Sonia Scarpante, scrittrice, formatrice, presidente Associazione La cura di sé www.lacuradise.it
ANTONELLA CAVALLO