Cara Sonia,

Leggendo una frase, dove si esprimeva la convinzione che chi ha sofferto farà del suo meglio per rendere felici gli altri, mi ha indotta a domandarmi:

«Posso rendere felice chi amo?».

La risposta mi si è formulata chiara e netta nella mente:

«No, non puoi; nessuno lo può.».

Non posso rendere felice nessuno, così come nessuno può realizzare un efficace progetto di felicità per me. La felicità è un’emozione. È uno stato psichico affettivo e momentaneo, un improvviso e forte turbamento provocato da commozione. Ogni emozione, senza alcuna eccezione, dipende da me, sono io che la genero vivendo un accadimento. Parte da una mia sensazione fisica, mentale, spirituale che è slegata da ogni razionalità programmatica. Potrei addirittura non riconoscerla e scoprirla a posteriori (ero così felice quando ero con il nonno…). Sono io che concepisco quello stato emotivo in base a ciò che penso di un determinato evento, di una precisa relazione interpersonale. Posso rispettare chi amo, pensare al suo bene, soddisfare le sue esigenze, dargli il mio amore ma, per quanto siano tra le cose più belle che mai riceverà, non ho il potere di renderlo felice. 

Non c’è nulla di meccanico nella felicità e non arriva mai dall’esterno, come un talismano.

Eppure veniamo educati all’idea che sarà qualcuno a renderci felici e che avremo il compito di rendere felici altri, come nelle favole. Attenzione, è essenziale costruire le strutture del pensiero attraverso fantasia, intuito, immaginazione, perchè aiutano a tracciare il confine tra ciò che è vero e ciò che è finto. Non denigro quindi le favole, preziose nel formare la nostra mente, nel darci alcune chiavi per sognare, per desiderare, per riconoscere i sentimenti e per insegnare, di fatto, ad affrontare la realtà. Però, oggettivamente, no, non posso rendere felice nessuno, qualsiasi cosa io dica o faccia, ma… posso aiutare a diventarlo. Come? Aiutando a capire che ognuno di noi è l’unico artefice della propria felicità.

È tutto ciò che serve: se imparo che la mia felicità dipende solo da me, mi affranco anche da me stessa e rendo liberi gli altri dal compito di rendermi felice. E così, amando senza paura di dover produrre felicità, potrò scegliere la felicità costruendomela da dentro. Accetterò anche l’infelicità degli altri, i soli responsabili della loro vita.

Credo, inoltre, che l’amore abbia una grande capacità di cura – che addirittura rinforzi il sistema immunitario e potenzi le eventuali terapie mediche, anche se la scienza ufficiale è molto cauta su questo aspetto – e sono tante le testimonianze che ci dimostrano come un amore intenso possa riaccendere la voglia di vivere aprendo alla felicità.

Non ci sono, nella medicina ufficiale, studi sistematici sul ruolo terapeutico della “voglia di vivere” e sul ruolo dell’amore nella guarigione. Tuttavia si comincia a capire come le emozioni positive possano favorire il processo di risanamento o, quantomeno, ridurre l’aggressività di una malattia grazie alla migliore capacità di destare, a livello emotivo, le proprie difese organiche. Si sono rilevate concrete interazioni biochimiche tra sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario: cioè “dialogano” fra loro! Ciò spiega perché una forte motivazione alla vita possa avere un effetto diretto e positivo sulla capacità del sistema immunitario di contrastare e vincere la malattia: la mente potenzia e rende più efficaci gli anticorpi per opporsi all’aggressore.

La nostra felicità, insomma, dipende dal nostro personale atteggiamento verso la vita.

L’amore può avere anche un ulteriore “talento”: dà spessore, sapore, colore, armonia al tempo; gli dà un altro senso, dà valore alla sua finitezza. Se amiamo e siamo amati, anche il tempo più complicato e difficile può riempirsi di luce, può farci vivere con entusiasmo ogni dimensione della vita. Grazie all’amore – di un compagno, della famiglia, di un figlio, di un animale, di un lavoro fatto con passione – si torna a sperare; è come se, a un tratto, l’essenziale e l’ovvio prendessero a risplendere con una lucentezza mai avuta e sapessimo riassaporare tutte le piccole cose che credevamo trascurabili: la compagnia degli amici, i fiori sbocciati in giardino, una giornata di sole. Sensazioni prima poco apprezzate che ci trasformano in persone felici.

Un abbraccio
Franca Colombo

La risposta di Sonia Scarpante

Franca, attraverso questo suo scritto ci rende più consapevoli, ci aiuta a vedere oltre le nostre umane aspettative, ci incanala verso orizzonti di conoscenza interiore per imparare ad assumere le nostre responsabilità rivestendole di talento, di opportunità, di crescita.

La vita ci aiuta quando noi non le volgiamo le spalle, quando addomestichiamo l’occhio della mente verso la Cura del mondo, verso la cura della nostra comunità, di una relazione feconda.

Franca con spirito innovativo ci insegna a guardare alla felicità in modo congruente senza diventare schiavi delle nostre paure o incertezze. Ci spiega che la nostra felicità dipende dal nostro personale atteggiamento verso la vita; chi fa la differenza nel mondo siamo solo noi con coraggio e determinazione incamminati anche verso le sfide della vita che a volte arrivano per metterci alla prova, per renderci più fecondi e resilienti. Non possiamo crescere, evolvere, se non accettiamo di venire a patti con le incongruità della vita per trasformarle in azioni soggettive propulsive.

Sonia Scarpante – Comitato editoriale Odòn

Immagine di copertina: Amicizia

Presidente associazione La cura di sè, docente, formatrice e scrittrice. Docente di scrittura terapeutica e formatrice per operatori sanitari e educatori. Master per operatori con metodologia registrata Metodo Scarpante

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