Sul libro di Sonia Scarpante I nodi di Maura in vendita online e pubblicato dalla nostra Casa Editrice, Nicole Bolla ha rivolto all’autrice alcune domande, in forma di intervista.

Cosa ha significato in passato, e cosa significa ancora oggi per lei pubblicare questo libro?

In passato pubblicare questo testo ha significato dare memoria e valore all’esperienza di una donna che è stata mia grande amica anche se per soli tre anni. Era paziente oncologica con metastasi e faceva parte del mio gruppo di terapia ad Attive come prima, associazione che si occupa di accompagnamento per la cura della propria interiorità per chi vive la patologia tumorale. Sono stati anni significativi per la sua crescita e per la mia perché attraverso le sue fatiche, i suoi nodi, ho imparato molto anche di me; ho affinato la mia sensibilità attraverso il suo dire, il suo porgersi alla vita in modo unico e particolare.

Maura parlava attraverso il suo corpo e a volte la rigidità del suo volto e delle sue movenze accentuava la fatica della parola non detta, del trauma vissuto e non elaborato.

Quella storia si è persa perché le case editrici spesso non antepongono il valore della storia, della condivisione come superamento del sé e riconciliazione (come se tutti non ne avessimo bisogno!) per biechi interessi commerciali. Oggi ringrazio la Casa Editrice Odòn per aver voluto realizzare con me questo desiderio che bussava sempre più impetuoso nel mio petto da qualche anno: rivendicare l’importanza di una narrazione di vita che non è mai fine a se stessa ma che è imperniata di anelito di coraggio e di fiducia verso il futuro.

Oggi pubblicare questo testo significa sensibilizzare le donne ad un atto di coraggio e di salvaguardia per la propria salute, significa dar valore alle storie come simbolo di rinascita e di riconciliazione alla vita. Solo attraverso una sana elaborazione delle nostre fatiche e fragilità impariamo a restituire a noi stesse la nostra parte migliore. Ci vuole coraggio ma tutti noi possiamo farcela se impariamo a darci fiducia e a dare fiducia.

Da cosa è nata in lei l’esigenza di sciogliere i nodi e perché per lei è stato così importante accompagnare altri a farlo?

La scrittura per come l’ho vissuta io mi ha insegnato veramente tanto, già dalla prima stesura di una lettera a un medico con cui si era interrotto un dialogo, un confronto dialettico.
Ho capito sin da quel primo scritto quanto poteva aiutarmi la scrittura imparando, attraverso di essa, a dipanare i nodi, a sciogliere resistenze, ad appoggiarmi a essa senza resistenze e supportata dalla fiducia della sua forza.

Più scrivevo più imparavo a discernere, a fare chiarezza nel mio vissuto, a riconciliarmi con le conflittualità affettive afferrandone la diversità, la differenza caratteriale. Più imparavo a conoscermi attraverso la scrittura più creavo alchimie, liberavo i massi interiori sentendomi più leggera e meno gravata dai pesi della vita.
Sono stata male, chiaramente, ho incontrato la scrittura compulsiva, quella meditativa e quella promettente di futuri più rosei. Nel primo libro ho afferrato la grande forza della scrittura, il suo starmi accanto con sempre più promesse attraversando il guado del male. Devi solo attraversare quel male per riuscire a liberartene, per riuscire a stare meglio con te stessa.

Quando Eugenio Borgna scrive che la parola è una sorta di medicina dice una grande verità, che diventa sempre più consistente quando non ci facciamo spaventare dall’imprevedibilità, dalla sorta di  mistero che produce l’atto della scrittura. Direi che poi è abbastanza automatico accompagnare chi ti è vicino e propenso alla conoscenza di sé in un viaggio esplorativo verso la Cura di sé.
Ci si fida e ci si affida l’uno all’altro consapevoli di aprire nuove strade di conoscenza, nuove porte che ci aprono a possibilità importanti sempre più legate al mondo della Cura e della Cultura. La scrittura sa educarti dandoti spazi generosi e invitandoti anche al tema della gratitudine per le potenzialità che sa aumentare nel campo delle relazioni e delle capacità introspettive.

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Immagine di donne con cappelli

L’amicizia con Maura ci porta in un legame tutto al femminile, cosa significa per lei l’amicizia in particolare tra donne? 

L’amicizia con Maura è stata molto forte anche se inizialmente avrei fatto la mia strada, non avvicinandomi troppo a lei, perché venivo da una malattia oncologica e Maura con la sua malattia mi riportava a quella realtà da poco incontrata. Questa scrittura è stata importante per lei e per me; Maura è riuscita a dare parola, tramite la nostra amicizia e scavo, a questo suo vissuto con questo trauma che ha vissuto da ragazzina, poco più che bambina e che non è mai riuscita a svelare per paura, per senso di colpa.

Dar voce a questa testimonianza ha dato maggior senso alla sua vita e credo vivamente significhi anche dar senso alla vita, a quella di molte donne che si trovano a vivere lutti legati alle violenze subite, agli aborti; tutti lutti che andrebbero elaborati attraverso la parola, la parola scritta, quella detta e riconosciuta.

Maura ha fatto questo percorso su di sé prima attraverso la nostra amicizia e, con grande mia sorpresa – lei mi ha detto più volte che non sarebbe riuscita mai a scrivere – un mese prima mi ha lasciato questa sua testimonianza che partiva dalla sua nascita e che si chiudeva verso i suoi tredici anni con il vissuto del trauma. Il significato è sicuramente un significato profondo legato alla storia di molte donne, molte di più di quanto pensiamo, per cui credo sia una storia, la sua, che possa aiutare le persone che vivono episodi di violenza, di rapporti malati o conflittuali, di non detti e di traumi non elaborati. Oggi che mi è stata data questa possibilità di rieditare sono contenta, felice perché è come se il libro fosse cresciuto, tanto è vero che ha due introduzioni importanti e corpose, molto penetranti, ha un assetto equilibrato nella forma e nel contenuto.

L’amicizia di Maura mi ha fatto comprendere tante verità, mi ha fatto capire quanto l’amicizia, la condivisione fra donne, il lato sentimentale accomunante possa essere di crescita. Maura mi ha fatto capire quanto il lato emotivo della vita vada accresciuto e sia ottimo elemento di conoscenza reciproca, di approfondimento, di evoluzione personale perché il femminile sa mettersi più facilmente in gioco, sa spogliarsi di suo soprattutto per quanto riguarda la memoria, la memoria biografica, per tutto ciò che è legato alla cura, al dolore dell’esistenza. Sicuramente l’amicizia fra donne, quando non realizza conflittualità ma è amicizia integra, solidale, gratuita, diventa elemento importante di comunione e anche di valorizzazione della persona perché attraverso l’altra impariamo ad approfondire delle parti di noi e impariamo anche a darci valore, a creare autostima, resilienza, questo termine che oggi è tanto in auge e che va sperimentato nelle sue fecondità; diventiamo più resistenti anche alla sofferenza.

Questo è un lavoro, se vogliamo, molto più femminile perché il maschile ha qualche difficoltà in più in genere a guardare dentro di sé dando parola al lato emotivo; è come se il maschile andasse educato in questa risorsa che può generare forza, fiducia, gratitudine verso la vita. Il maschile fugge un po’ da questo sguardo interiore, dal lavoro introspettivo perché lo teme, perché fa fatica a leggere nell’educazione sentimentale un forte valore etico. Il maschile vede nella caduta, nella frustrazione sempre una debolezza, un disvalore quando la verità è un’altra, perché solo negli errori cresciamo, solo attraverso la perdita maturiamo.

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Perché proprio attraverso il canale della scrittura? L’ha scelto o è capitato?

È una cosa che mi è arrivata, la scrittura è forse stato un interrogativo, una ricerca del sé che ha parlato nella scrittura. È iniziato tutto, come dicevo, dalla lettera a un medico con cui si era interrotto un dialogo, un confronto e sicuramente a monte esisteva il desiderio di conoscersi, di approfondire perché poi la scrittura, il talento, tutto ciò che è creativo deve nascere da un desiderio.

Probabilmente quel desiderio batteva dentro di me già dagli albori della mia malattia, l’esigenza di dare parola a questa propria fatica, a questa fragilità relazionale. Con la stesura della prima lettera nasce il seme della trasparenza e già da quel primo scritto ho tastato il senso della leggerezza; ho capito che poteva aiutarmi a superare… come salire una scala, la scrittura la intendo così, proprio come se fosse una scalinata che noi, gradino dopo gradino, dobbiamo salire sempre più in alto.

La scrittura la vivo così, come una salita di conoscenza; ho iniziato con la lettera al medico a cui hanno fatto seguito nuovi interrogativi per arrivare alle affettività più forti della nostra vita. È nato in assonanza alla scrittura il forte desiderio di risolvere alcune fragilità, i non detti, di riconciliarmi con la mia natura più autentica (mi viene spontaneo citare la “legge del desiderio” di Massimo Recalcati).

A chi consiglia di leggere questo libro e perché?

Consiglierei a tutti la lettura del testo, sinceramente a tutti, alle donne che vivono rapporti difficili, di dipendenza affettiva, di fatica relazionale. In quel libro c’è un po’ di tutto, l’importanza della narrazione di vita, l’importanza dell’imparare a risolvere attraverso la parola, la necessità di imparare a elaborare i lutti per stare meglio con se stessi, per crescere.

C’è il rapporto fra una figlia e una madre e quanto sia importante imparare a dirsi le cose, a non temere errori, cose insolute, nascoste, a essere autentici nei rapporti anche se ciò a volte significa entrare nel conflitto; si parla nel testo del rapporto sano di amicizia nelle persone e come esso sia dispensatore di virtù, del valore significativo nel riconoscersi nella storia dell’altro come stimolo di aiuto reciproco, di accompagnamento e di cura.

AGGIORNATO IL: 14/09/2021

Guarda la presentazione del libro su YouTube

Operatrice referente riabilitativa della Comunità educativa Artemisia Junior, fondatrice dell’associazione Emergenza Borderline.

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