Il sogno è il lavoro del soggetto frutto di un’elaborazione quotidiana che il sognatore intraprende sulla base del contenuto della giornata. Ciò non di meno il sogno consente anche notevolissimi sbalzi all’indietro nel tempo, fino a recuperare pensieri, ricordi o sensazioni dimenticate o rimosse e quindi inaccessibili in forma diretta. 

Prima di illustrare alcuni sogni e proporne delle tracce interpretative, introdurrò tre brevi premesse che ritengo essenziali al fine di accostare, nel modo che ritengo più corretto sotto il profilo psicoanalitico, il tema del sogno.

  • La prima premessa è che senza il grande contributo di S. Freud parlare di sogni non avrebbe oggi alcuna valenza intellettuale e l’occuparsene non avrebbe di conseguenza alcun rilievo culturale o scientifico [1];
  • La seconda premessa generale è relativa alla parola e al concetto di inconscio che inevitabilmente sarà richiamata a più riprese. La parola inconscio la tratto come aggettivo e non come sostantivo, ovvero essa non indica una “cosa”, ma indica una “qualità di qualcosa”. Questo qualcosa è il pensiero, quindi inconscio e conscio sono due qualità del pensiero del medesimo soggetto che potrà fare pensieri consci, ma anche in determinate circostanze, pensieri inconsci;
  • La terza ed ultima premessa riguarda i quattro modi in cui distinguo il lavoro del sogno: il sognare, il racconto del sogno, l’interpretazione soggettiva del sogno, l’interpretazione nel setting psicoanalitico
Immagine uomo in terapia
Immagine di uomo che racconta il suo sogno
  1. Il sognare è un lavoro che si fa in assenza di fatica, nel corso “dell’attività” maggiormente riposante di ognuno: il sonno.
    Nel corso del sonno il soggetto compie un lavoro intellettivo, ovvero produce qualcosa. La produzione del sogno è il frutto di un lavoro inconscio, tanto da poter apparire al sognatore desto come un lavoro estraneo – il lavoro di un altro – di cui non conosce il senso e i cui significati possono risultare incomprensibili. In sintesi: il sogno è un lavoro mediante il quale il soggetto produce – inconsciamente – qualcosa a se stesso (si sogna sempre in proprio favore), e tuttavia il prodotto di questo lavoro può apparire così estraneo al flusso cosciente del soggetto, da indurre il pensiero che egli non vi abbia attivamente preso parte.
    La conseguenza è che il frutto di quel particolare lavoro di pensiero, rappresentato dal sogno, non viene goduto dal sognatore, se non in minima parte.
  1. Il racconto del sogno rappresenta un lavoro ulteriore rispetto al semplice sognare. Quando infatti un atto di pensiero complesso come il sogno diventa parola e viene espresso come moto fonico prodotto dal soggetto grazie all’apparato fonatorio, si evidenzia una distanza tra l’attività inconscia e quella conscia del medesimo soggetto.
    Sognare è un’attività inconscia, mentre parlare è un’attività conscia, che porta il contenuto inconscio del sogno a livello di coscienza. Ad esempio, un certo contenuto sognato con facilità e accompagnato da sensazioni piacevoli, può venir espresso con difficoltà da parte del sognatore, che può stentare o addirittura bloccarsi nel racconto, provare sensazioni opprimenti o di vergogna.
    Fin dal primo momento, nel prendere la parola sul sogno ci si accorge che tra il primo lavoro: il sognare, e il secondo lavoro: il racconto del sogno c’è una diversità, perché nel racconto la coscienza del sognatore si è “svegliata” e potrebbe aver qualcosa da ri-dire [2] su quanto il sognatore ha sognato. Parlare di un sogno con la medesima scioltezza con cui lo si è sognato non è comune e configura i due casi seguenti:
    A) Il caso del bambino in cui la distanza tra l’attività conscia e l’attività inconscia può essere minima e B) il caso del soggetto “ragionevolmente guarito” [3] nel quale la coscienza si è fatta amica, compagna di strada dell’inconscio.
    Il caso B) comporta in genere un percorso terapeutico piuttosto avanzato.
  2. Il terzo lavoro è l’interpretazione del sogno, ovvero il momento in cui il soggetto si appresta a elaborare consapevolmente la precedente elaborazione inconscia.
    Con altra terminologia posso dire che l’interpretazione è l’attività mediante la quale il soggetto capitalizza il frutto del lavoro onirico.
    Chi lavora in prima persona sui propri sogni, ne scopre presto la non banalità e la non assurdità, e ciò accresce e potenzia l’abilità soggettiva del ricordo: ricordare diventa più facile.
    L’errore più comune che si fa nei confronti dell’interpretazione del sogno è ritenere che l’interpretazione tocchi a “lui” (all’analista, all’esperto ecc.), mentre il primo e principale interprete del sogno è sempre il sognatore. (Vedi punto successivo)
  3. L’interpretazione nel setting psicoanalitico. L’analista è qualcuno che non prende mai, motu proprio, la parola sul sogno di un altro, e quando lo fa è solo perché il sognatore ha già proposto un proprio lavoro interpretativo.
    Il lavoro di interpretazione del soggetto si innesta sul lavoro onirico e il lavoro di interpretazione dell’analista si innesta su entrambi (lavoro onirico e prima interpretazione), a partire dall’attività inconscia dell’analista, destata dal racconto onirico e dal primo lavoro di interpretazione del soggetto. In questo ultimo caso l’interpretazione la si fa in due, ma sempre a partire dall’interpretazione che il sognatore inizia a fare in proprio.
Immagine di un bambino che dorme
Un bambino che dorme

Le prime esemplificazioni che proporrò di seguito si riferiscono a sogni o esperienze di bambini. Ho inteso iniziare con questa casistica per mostrare come nell’attività sognante di un bambino sano la distanza tra il suo pensiero inconscio (che rinomino come “primo pensiero”, come si usa dire: “è il primo pensiero quello che conta”) e il pensiero della sua coscienza non sono molto distanti l’uno dall’altro ma, soprattutto, non sono in contrasto, come accade invece con grande frequenza nella vita adulta.

Sogno dei due cani

Un bambino di 6/7 anni sogna i genitori in sembianze canine. La presenza del cane nel sogno è dovuta alla reale presenza di un cane nella sua esperienza.
Si trattava di un cane che un parente aveva regalato al bambino per il suo compleanno senza però accordarsi con i genitori. Questi dovettero rimandare al mittente il regalo, fornendo al bambino delle oneste motivazioni che, nella sua vita diurna, il bambino parve accettare di buon grado.
Tuttavia il giorno successivo il bambino raccontò ai genitori questo sogno: due grossi cani, uno dei quali porta occhiali rotondi – come rotondi sono gli occhiali della madre – e camminando va a sbattere contro un palo che nonostante gli occhiali non ha visto. Mentre ciò accade anche il cane più grosso incorre in un “sinistro”, infatti attraversando la strada avrà la lunga coda schiacciata da un camion. Il particolare degli occhiali tondi illumina il sogno e consente di capire che i due cani sognati sono i genitori.

A chi conosca l’esperienza del giorno prima il sogno risulterà trasparente: nel sogno il bambino sanziona i genitori ritenuti imputabili della delusione del giorno precedente. Nel sogno il bambino ha potuto pensare liberamente qualcosa che nella sua vita diurna non ha potuto esprimere con la stessa libertà: di giorno ha fatto “buon viso a cattivo gioco”, accogliendo le ragioni dei genitori, mentre sognando si può permettere di esplicitare il suo “primo pensiero”. Dunque, nel sogno il bambino torna al suo primo pensiero già presente anche nella vita desta, ma tacitato da “buone ragioni”.

Al racconto il sogno appare “trasparente”, senza cioè particolari insidie interpretative, tuttavia per il piccolo sognatore resta un “velo”, infatti l’interpretazione che ho proposto del sogno non è sua. Per quanto semplice, il sogno gli appare strano e spontaneamente non è in grado di riferirlo all’esperienza del giorno prima. Va però messo in evidenza che in assenza di questo “velo”, rappresentato dalla sostituzione dei genitori con le figure degli animali, il bambino avrebbe dovuto confrontarsi nel sogno con lo stesso ostacolo incontrato diurnamente.

Probabilmente nel corso del sogno si sarebbe svegliato e certo non avrebbe riportato le piacevoli sensazioni associate alla comicità dei singoli episodi. Il lavoro del sogno (lavoro onirico) consiste proprio in quello spostamento che sostituendo i due genitori con i due cani rende al bambino praticabile la sanzione.

Ciò che in questo sogno distanzia il pensiero inconscio dal pensiero cosciente del bambino è molto sottile, come ho detto un “velo”, sufficiente al sognatore per aggirare l’ostacolo della vita diurna e allo stesso tempo cosi sottile da consentire anche al profano – genitori inclusi – una facile interpretazione. 

Sogno del fucile

Anche questo secondo sogno è di un bambino di 5/6 anni, però viene ricordato dal sognatore a distanza di molti anni, quando ormai quel bambino è divenuto un adulto di circa 30 anni.

Il sogno si imprime nella memoria del sognatore per la sua forte intensità, che darà luogo per qualche ora a un effetto allucinatorio, come accade talvolta per sogni molto intensi dove il sognatore, già desto, stenta a ritrovare il confine tra la vita cosciente e quella onirica da poco interrotta.

Il bambino sogna che i genitori hanno acconsentito all’acquisto di un gioco, un fucile, che aveva ammirato e intensamente desiderato facendo visita ad un amico. Il sognatore ormai trentenne ricorda ancora di aver cercato quel gioco, non appena sveglio, tra lo stupore dei famigliari che ovviamente non ne avevano notizia. Solo dopo molti tentativi di ricerca ed altrettante insistenze presso i genitori il bambino si arrende all’evidenza: il bel fucile era stato sognato. 

Il bambino sogna ciò che desidera di giorno e tra il suo desiderio diurno e il contenuto che esso ha durante il sogno non c’è differenza, se non per l’aspetto di appagamento e soddisfazione: nel sogno, infatti, il desiderio del fucile viene soddisfatto.

Paragonando questo sogno al sogno precedente dei due cani, notiamo che in esso manca il lavoro onirico di trasformazione, perché il desiderio che il bambino nomina di giorno, “voglio il fucile”, lo troviamo nominato allo stesso modo di notte, “voglio il fucile”. Lo stesso desiderio espresso dal pensiero conscio del bambino trova espressione nel sogno senza che l’oggetto desiderato debba subire trasformazioni, essere simbolizzato ecc.

Questo aspetto aiuta a cogliere il punto che ho inteso evidenziare documentando l’esperienza del bambino: in essa la distanza tra il pensiero inconscio e quello conscio può essere minima, tanto da trarre il bambino in inganno, facendogli ritenere reale una soddisfazione solo sognata.

In un soggetto adulto questa straordinaria vicinanza tra il pensiero inconscio e pensiero conscio è decisamente più rara, come è più raro che pensiero inconscio e pensiero cosciente si trovino orientati nella stessa direzione. Non soltanto, con un soggetto adulto, troveremmo una maggior distanza che si tradurrà nella maggior complessità del sogno, ma soprattutto si noterà che il pensiero cosciente sarà spesso orientato in modo diverso rispetto all’orientamento del sogno. Riprenderò questo passo esemplificando più avanti a partire da sogni di soggetti adulti. 

Immagine di tirannosauro
Tirannosauro in arte digitale

Il disegno del tirannosauro

Il racconto che segue sviluppa ulteriormente il discorso iniziale centrato sull’attività psichica del bambino. Lo devo ad un paziente, padre di un bambino di quattro anni, che si prodiga in un’attività che giudico di confine tra conscio e inconscio [4]. 

In casa si verifica un litigio e i due genitori si lasciano, forse, un po’ troppo andare, incuranti della presenza dei figli e in particolare del più piccolo. Quest’ultimo compare nella stanza in cui il fatto si sta svolgendo e dice una sola parola: “Paura”. Poi passa nell’altra stanza dove stava disegnando. Disegna un grosso rettile preistorico: un tirannosauro con tanto di fauci spalancate e denti aguzzi. Sul collo del grosso rettile il bambino disegna un piccolo Zorro (con maschera, cappello, mantello e spada), e accanto al piccolo Zorro scrive il proprio nome. 

Il disegno viene poi consegnato al papà che, riconoscendo il figlio nel piccolo Zorro, riconoscerà se stesso nel tirannosauro e troverà il modo per rilanciare il rapporto con il piccolino in modo ben fatto.

Il disegno del tirannosauro mostra un’elaborazione del bambino che non è affatto dissimile da quella del bambino che ha sognato i due cani: anche qui abbiamo un genitore che viene rappresentato come un grosso animale, che viene sanzionato perché aveva urlato, ecc.

La differenza però è notevolissima: uno è infatti un bambino dedito a un’attività conscia (il disegno), l’altro è invece dedito a un’attività inconscia: sogna. Questa notazione conferma quanto sto asserendo, ovvero che nell’esperienza del bambino sano la distanza tra l’attività inconscia e quella conscia è minima [5]. Anche la differenza di età tra i due bambini merita una sottolineatura: il bambino che disegna ha infatti 4 anni, mentre l’altro invece ne ha 6 o 7. 

Gli esempi che seguono sono raccolti dall’esperienza clinica, e si riferiscono a sogni fatti da adulti di età compresa tra i 25 e 50 anni, uomini e donne.

Il sogno della governante invidiosa (prima parte)

Questo primo sogno non è un sogno semplice come quelli dei bambini sopra esposti, cionondimeno esso ci aiuterà a muovere altri passi circa il rapporto tra pensiero conscio e il pensiero inconscio nel sogno, nel racconto del sogno e nell’interpretazione.

Nel sogno di questa donna tra i 40 e i 50 anni, la vicinanza tra pensiero conscio e pensiero inconscio non è infatti più tangibile, come invece era stato possibile notare nel caso dei bambini.

La signora sogna se stessa mentre lascia lo studio dell’analista e accomodandosi fuori vede nell’atrio una donna che la guarda in modo ostile. In questa donna riconosce un’addetta ai servizi di pulizia che incontra nel luogo del suo lavoro. Mentre nel sogno si accorge di questo sguardo “cattivo”, nota anche che l’analista si frappone tra lei e questa persona mettendola al riparo dallo sguardo dell’altra.

Freud sostiene che se anche consentissimo ad una terza persona di permanere nello studio di uno psicoanalista mentre sta ricevendo un paziente (La mia vita, 1925) questi non capirebbe nulla o molto poco di quanto sta accadendo.

Il racconto di questo frammento di sogno conferma quanto già Freud sapeva. Per inquadrare il sogno occorre infatti avvalersi di alcuni dettagli spiccioli che possono essere conosciuti soltanto da chi ha sognato ed eventualmente da chi ascolta regolarmente questa persona.

La domanda a cui rispondere per provare ad inquadrare il sogno è la seguente: chi è “l’addetta alle pulizie” che sta nell’atrio e che guarda in modo cattivo?

La sognatrice ha una conoscente verso la quale nutre, per motivi che ometto, “debiti affettivi”, ma che in alcune circostanze aveva mal celato dei moti invidiosi. La professione di quest’ultima è la medesima della donna sognata nell’atrio dello studio dell’analista. Tuttavia la donna che compare nel sogno non è conosciuta personalmente, e infatti chi sogna asserisce un senso di stupore nel vedere nel proprio sogno una persona che appena conosce.

Diciamo allora che in assenza di una conoscenza personale, ad essere sognata non è quella singola persona quanto piuttosto una certa categoria professionale, sotto la quale la sognatrice può sussumere agevolmente l’amica.

Il lavoro onirico di trasformazione è funzionale al superamento di un ostacolo presente nella vita cosciente dove il senso di debito affettivo rende la formulazione del pensiero “sei invidiosa” un lusso che la sognatrice non può permettersi, mentre, seppur in forma indiretta, se lo permette nel sogno [6].

Il lavoro di questo sogno è piuttosto complesso, ma alla luce di quanto precisato la sua logica risulta intellegibile. Per quanto riguarda la sua costruzione il sogno richiama l’arte necessaria alla costruzione di un rebus; il quale a sua volta rinvia all’asserto logico (proprietà transitiva) per cui se:

A = B; B = C; C = A.

se A (carla [7]) = B (governante); B (governante) = C (invidiosa); allora A (carla) = C (invidiosa).

Immagine del film The bodyguard
Immagine del film The Bodyguard del 1992

La guardia del corpo (seconda parte)

Nel lavoro di interpretazione la sognatrice tornerà sul proprio sogno in più momenti. In un’occasione noterà che il movimento compiuto nel sogno dall’analista per frapporsi tra lei e la persona che la guarda, è fatto “al rallentatore” con una dinamica che le ricorda una sequenza del film The Bodyguard (La guardia del corpo).

Inconsciamente la sognatrice propone un’originale, quanto mai competente, definizione dello psicoanalista come “guardia del corpo”, che ritengo possa essere gradita ad ogni psicoanalista e certamente lo è per chi scrive: “guardia del corpo pulsionale ovvero del luogo nel quale ciascuno può fare esperienza di soddisfazione. Ciò non di meno la stessa persona che elabora nel sogno questa eccellente definizione stenta a riconoscere in quel pensiero il suo stesso pensiero e questa incertezza si spinge fino alla possibilità di rinnegarlo.

Questo esempio evidenzia quanto il lavoro dell’inconscio (il sogno) e il lavoro della coscienza (interpretazione) possano essere distanziati: il lavoro dell’inconscio è molto avanzato, mentre il lavoro della coscienza rischia di rimanere indietro, di farsi tirare. Ma può accadere che si contrapponga e tiri addirittura dalla parte opposta.

In termini generali la posizione che la coscienza assume nel commento diurno non sempre consente al sognatore di trattenere e valorizzare ciò che ha saputo produrre sognando e non è inconsueto che ciò che è stato messo in valore di notte, venga poi deprivato di valore dal commento diurno.

Abbiamo qui un’alternanza di creazione e distruzione che ricorda, per via associativa, l’interminabile fatica di Penelope.

Il sogno dello scalatore

Quello che segue è il sogno di un trentenne che ha precocemente erotizzato i propri pensieri ed è stato per un non breve periodo un moderato consumatore di materiale pornografico, attività alla quale contrapponeva, a fasi alterne, un rigido controllo dei propri sentimenti e delle proprie emozioni.
Nel sogno che espongo di seguito, il racconto e l’interpretazione procedono di pari passo:

il giovane uomo sogna se stesso impegnato in una scalata e racconta della soddisfazione provata mentre l’arrampicata procede. Nel racconto del sogno si sofferma sul paesaggio che si presenta allo scalatore: un piccolo lago contornato da alberi e arbusti, mentre oltre il lago, poco più in là, stanno morbide colline.
Il paesaggio è luminoso e armonico ed anche l’ascesa si svolge senza sforzi, mentre lo scalatore gode dei propri movimenti e nel contempo del panorama. 

Ad un certo punto si presenta un’asperità che impegna lo scalatore in un movimento particolare per poter proseguire nella scalata, ma nel trasporto del racconto la parola usata inavvertitamente per indicarla è la parola “prosperità”, che il sognatore associa consapevolmente all’aggettivo prosperoso riferito al seno femminile. Accortosi, non senza stupore, del proprio lapsus verbale realizza in breve che nel sogno egli pensa se stesso impegnato nell’appassionata indagine di un corpo femminile. Conseguentemente egli interpreta anche gli altri elementi che aveva distinto nel paesaggio: le morbide colline, e il piccolo lago contornato da alberi e arbusti. 

Il lavoro di trasformazione compiuto nel sogno appare evidente e permette di distinguere il contenuto manifesto del sogno (la scalata) e il suo contenuto latente (l’indagine del corpo femminile). Tale lavoro di trasformazione consente al sognatore di soddisfare il proprio desiderio di conoscenza, senza tuttavia ricadere nel circolo vizioso, ben rappresentato dal succedersi di pensieri trasgressivi e impennate moralistiche, che angustia invece la sua vita diurna [8].

La luminosità e l’armonia del panorama, l’attività alpinistica compiuta serenamente escludono poi che l’indagine compiuta nel sogno sia di natura trasgressiva ovvero riconducibile ad un’attività la cui premessa necessaria va ricondotta all’infrazione di un divieto. Il sogno è dunque liberatorio.  

Una particolarità di questo sogno e del suo commento riguarda l’alternarsi del lavoro inconscio e del lavoro svolto coscientemente dal sognatore che richiama una sorta di staffetta in cui il testimone (il senso del sogno) passa più volte di mano. Il lavoro inconscio non è confinato solo nell’attività onirica, ma è presente anche nella fase di elaborazione del sogno: è infatti un lapsus verbale (prosperità al posto di asperità) che da l’abbrivio all’interpretazione cosciente e, stimolando la memoria del soggetto, gli rende fruibile il ricordo di quando la sua vivida curiosità infantile fu bruscamente stroncata dal maldestro intervento di un adulto[9]. 

Sogno dell'insalata e verdura

Questo è il sogno di una sognatrice di età compresa tra i 35 e i 45 anni. Me ne avvalgo per tornare ancora sul gioco di posizione della coscienza nei confronti dell’attività onirica del sogno.
Nel sogno “dello scalatore” il soggetto sviluppa consapevolmente un nucleo interpretativo emerso a livello inconscio mediante un lapsus verbale, nel sogno “della governante invidiosa” l’attività cosciente tende invece a problematizzare l’elaborazione onirica prendendone, per così dire, le distanze.
Nel sogno che mi accingo ora a commentare potremo notare come l’attività cosciente di interpretazione aderisca senza difficoltà al contenuto onirico per quanto paradossale esso possa apparire.

La sognatrice racconta compiaciuta d’aver sognato la nascita di un nuovo figlio. Stupita, annota come nel sogno non compaia alcun aspetto sgradevole della gravidanza, ma solo un bambino piccolo di cui resta indeterminato se sia maschio o femmina. Il bambino è sognato in una situazione molto appagante per la sognatrice: mentre lei lo sta allattando.

Il sogno prosegue con la sognatrice che accosta un gruppo di amiche alle quali si rivolge chiedendo perché non si fossero ancora congratulate per la nascita del nuovo figlio. Poco dopo il bambino, posto in una carrozzina, fa sentire la sua voce e formula distintamente una frase: “ho fame, insalata e verdura”.

La frase pronunciata dal neonato permette alla sognatrice di identificarsi con il bambino da lei stessa sognato: “questo bambino sono io”. La sognatrice ha infatti un regime alimentare nel quale le verdure occupano un posto di primo piano. Tuttavia, nei giorni precedenti il sogno, a motivo dei numerosi impegni, aveva spesso mangiato frettolosamente senza potersi concedere ciò che desiderava.

Così commenta il brano del sogno: “non appena ho realizzato la frase del bambino, ho pensato che insalata e verdura erano i cibi che desideravo da qualche giorno”.  Proseguendo autonomamente nell’interpretazione del sogno giungerà a cogliere questa identificazione come una metafora che rappresenta complessivamente la sua vita personale: “ritengo, aggiunge, di aver sognato la mia rinascita”. 

Il sogno che ho sinteticamente narrato, unitamente all’interpretazione pienamente autonoma della sognatrice, coglie infatti il felice momento del lavoro terapeutico di questa donna, quando appunto esso sta producendo buoni frutti.  

Il punto più pregevole del sogno, motivo per il quale è stato scelto nel gruppo dei sogni che sto presentando, è che esso mostra una distanza minima tra il pensiero del sogno e il lavoro interpretativo della coscienza. Il lavoro onirico di trasformazione è indubbiamente presente e tuttavia l’orientamento della coscienza è in armonia con l’attività inconscia al punto da permettere alla sognatrice di interpretare facilmente e in modo molto efficace un contenuto onirico piuttosto complesso e certamente non immediato.

Immagine di un bosco di verdure
'Foodscapes' del fotografo inglese Carl Warner. Artista innamorato dell'Italia

Un sogno che facevo da piccolo

Il motivo di interesse del sogno che espongo di seguito lo riconduco alla particolarità dell’attività interpretativa del sognatore, la quale non avviene a livello consapevole, ma grazie ad un secondo sogno. L’attività di indagine consapevole si limita invece al “secondo momento del lavoro del sogno”, ovvero al racconto. 

Un rimbalzo associativo permette al sognatore, un uomo tra i 40 e i 50 anni, di ricordare un sogno ricorrente che faceva da piccolo. Il piccolo sognatore rappresenta se stesso intento a perlustrare la propria casa mentre gli altri componenti della famiglia dormono.
Ricorda che l’intento della perlustrazione fosse scoprire cosa facessero i genitori, sospettando che essi intraprendessero un’attività a sua insaputa. A dispetto del lungo lasso di tempo che intercorre tra il ricordo e il periodo nel quale il sogno ricorrente si era manifestato, il sognatore ritiene di ricordare con precisione anche il sentimento di fastidio che egli provava al pensiero di essere tenuto all’oscuro dell’attività dei genitori.
Nel sogno la sua indagine si ferma sempre ad uno stesso punto, davanti ad una stanza buia, nella quale i genitori sono intenti in un’attività che egli non conosce e di cui non è stato informato.

Ripete che il sentimento dominante era il fastidio di non essere stato informato. Cosa facessero i genitori nella stanza buia resta dunque inaccessibile al pensiero del sognatore allora, come ora.
Solo un’associazione porta un flebile aiuto all’indagine: sicuramente nella stanza si svolgeva un’attività imprecisata a carattere manipolatorio. Tuttavia, sia da bambino che da adulto il sognatore non riesce ad avvalersi dello spunto di cui la sua stessa associazione lo ha fornito. 

Ritengo non sia particolarmente difficoltoso avvalersi del principale indizio (un’attività a carattere manipolatorio) per una lettura del sogno. È noto, infatti, che il bambino fa esperienza del piacere sessuale proprio attraverso un’attività manipolatoria che in primis gli viene dall’esterno, nei momenti in cui viene amorevolmente “manipolato”: lavato, accudito, trattato, profumato ecc., e successivamente anche quando farà esperienza della possibilità di provare piacere dal proprio corpo attraverso un’autonoma attività manipolatoria.  

Possiamo allora notare che nel sogno più antico il bambino pone non solo la domanda, ma anche la risposta: “cosa facevano i genitori nella stanza buia?” I genitori nella stanza buia avevano ‘una attività manipolatoria’, ovvero delle relazioni piacevoli.
Allo stesso tempo dobbiamo però notare che ciò che il bambino sa rendere manifesto nel sogno, sfugge invece alla sua indagine cosciente, per effetto di una inibizione censoria.

Anche in età adulta il sognatore conosce lo stesso blocco e mentre ricorda il sogno fin nei dettagli non pare in grado di fornirne una qualsivoglia interpretazione. Tuttavia, ora il blocco di pensiero non è più insormontabile come nell’infanzia, di modo che il sognatore interverrà sul sogno antico mediante uno recente, il senso del quale getta luce sul primo. 

Nel sogno recente egli compare in prima persona in una stanza da bagno (lieve variazione della stanza buia) in compagnia di una donna, l’immagine della quale rinvia ad un’immagine virtuale colta distrattamente nel corso di una consultazione informatica. La donna, molto graziosa, è raffigurata in atteggiamento seduttivo e carezzandolo, molto garbatamente lo seduce…

Il secondo sogno è dunque la risposta al quesito presente nel sogno dell’infanzia: cosa avveniva nella stanza dei genitori? Nella stanza dei genitori avveniva una seduzione. Il sogno recente mostra come parte dell’inibizione che impediva di cogliere il contenuto del sogno antico stia lasciando il posto ad un pensiero maggiormente libero.

Immagine del quadro Il bacio
Il bacio di Francesco Hayez, Pinacoteca di Brera, Milano

Sogno ricco

Il sogno che espongo e commento di seguito, di una donna di circa quarant’anni, è molto ricco per la presenza dei elementi simbolici (casa, piatto, scala, porta) e per l’articolazione delle associazioni che presiedono alla sua interpretazione.

Il sogno viene raccontato al termine di un periodo nel quale la sognatrice incontra una difficoltà a ricordare i propri sogni e ciò dopo che alcuni sogni di contenuto velatamente o esplicitamente erotico avevano determinato una brusca frenata della sua attività onirica.
In questo caso possiamo notare una interferenza dell’attività di coscienza nell’attività onirica tale da determinare un conflitto in grado di inibire il sogno o il suo ricordo. Nel sogno che segue tali pensieri tornano a muoversi, non più esplicitamente, ma grazie ad un sottile gioco simbolico.

Sogna dunque una bella casa signorile, con il giardino all’italiana e un garage. Tutti gli elementi rinviano all’abitazione dei genitori della sognatrice dove lei stessa è cresciuta. Il racconto del sogno prende le mosse dal garage: è aperto, molto ordinato (come invece non era nella realtà), e mostra un elemento di rottura: è una bella scala di legno pregiato (ciliegio) che porta ad una stanza che sta sopra il garage. Si tratta di una camera matrimoniale, le finestre sono aperte e un soffio d’aria muove le tende. 

Nella casa ci sono molti oggetti, classificati e prezzati come se si trattasse di un’asta o di una vendita. Tra questi oggetti la sognatrice ne riconosce alcuni: candelabri d’argento, una ciotola di legno levigato, un piatto decorato, ed altro ancora. Nel giardino c’è un muro divisorio che separa l’abitazione da quella dei vicini. 

Il commento che segue è quello della sognatrice. Esso si sviluppa in una ripresa interpretativa che richiederà di tornare più volte sui contenuti del sogno.

La sognatrice nota come elemento di rottura rispetto alla realtà la presenza della scala di ciliegio nel garage. Per via associativa il rimando della scala va al marito che per lavoro traffica con essenze di legno e al quale la sognatrice aveva recentemente fatto domande sui possibili usi del legno di ciliegio.

L’attenzione cade poi su altri oggetti che sono nella casa: il candelabro, una ciotola di legno levigato e un piatto decorato (souvenir del viaggio di nozze dei genitori). Del candelabro dice che non le piace perché “troppo rigido” e ad esso contrappone l’elemento morbido e concavo della ciotola di legno [10].

A differenza di quanto evidenziato per il sogno dello scalatore dove il pensiero conscio e quello inconscio danno luogo ad un continuo scambio di testimone, in questo caso invece il lavoro di elaborazione deve per così dire “volare basso”, e ciò al fine si sottrarsi al rigido controllo del pensiero conscio, che appare qui in veste di censore. Ciò non di meno, altre associazioni riusciranno nell’intento di essere maggiormente libere.

Tra gli oggetti presenti in questa casa ho già ricordato il piatto decorato che i genitori riportarono in ricordo del loro viaggio di nozze. Il decoro rappresenta il famoso “Bacio” di Hayez esposto a Brera: un capolavoro della pittura erotica e uno dei baci più famosi della storia dell’arte. Mossa da curiosità la sognatrice consulta un catalogo e osservando attentamente il quadro, che ben conosce, scopre un dettaglio che fino ad allora le era sfuggito: alle spalle dei due famosi protagonisti che si baciano per strada c’è una scala. Si tratta di un dettaglio presente anche nella prima parte del sogno.

Il particolare della scala, fino ad allora rimasto in ombra, avvia una libera associazione che conduce a svelarne il significato. La sognatrice ricorda una situazione vissuta in compagnia del figlio adolescente allorché i due si erano recati in visita ad amici residenti in una casa di ringhiera. La casa, ben ristrutturata, è al quarto piano e non è dotata di ascensore. In quella occasione il figlio, ironizzando sulla lunghezza delle scale, ansimava platealmente facendo un’esplicita caricatura dell’ansimare degli amanti. Ecco svelato il senso della presenza della scala nel quadro di Hayez (il bacio come primo gradino del rapporto erotico tra i due protagonisti), ed ecco svelato il senso della presenza della scala nel sogno sopra esposto [11].

Il sogno mostra quale complessità, ma anche quale sottigliezza possa trovarsi nel lavoro di elaborazione del sogno. In particolare, l’elemento della scala e la sua interpretazione si riagganciano direttamente all’interpretazione freudiana che segnala quello della scala come un sogno tipico che rappresenta il rapporto sessuale.

Va però notato che il nesso tra l’elemento scala e il rapporto sessuale non è affatto immediato e per via puramente logica risulta inaccessibile.
Dal concetto di scala non è infatti possibile dedurre alcun rimando al rapporto sessuale, al massimo si arriva ad una vaga idea di “sali-scendi”. Mentre per arrivarci occorre percorrere un’altra via, quella associativa, come accade nel sogno e nelle associazioni che presiedono alla sua interpretazione da parte della sognatrice. Il pensiero della scala, dunque, non è puramente logico (concetto di scala), ma rimanda ad un pensiero corporeo, pensiero che trattiene la sensazione del corpo nell’atto di salire la scala: l’accelerazione del battito cardiaco, un’alterazione della respirazione, ecc. che per via associativa evoca l’esperienza degli amanti. (Tralascio per non dilungarmi oltre gli altri elementi del sogno: il muro nel giardino e la porta).

La ragazza con le pile

È il sogno di un giovane uomo tra i 25 e i 35 anni che all’inizio della sua cura analitica denunciava un forte timore d’impotenza e un timore più vago circa la propria identità sessuale. Da qualche tempo ha una fidanzata che appare nel sogno simbolizzata dalla figura femminile che vi compare.

Sogna dunque di essere in compagnia di una ragazza, di avvicinarsi a lei prendendole il polso e cercando un’apertura nella quale posizionare delle batterie (come si trattasse di un giocattolo a pile).
Alle sue spalle c’è una terza figura: un uomo anziano dalle sembianze orientaleggianti, simile ad un saggio. L’uomo dalle sembianze di saggio suggerisce che non occorrono delle batterie, bensì un accendino. Sollecitato dal consiglio, il sognatore si avvede di avere con sé l’accendino, che teneva in tasca.

L’interpretazione del sognatore si concentra su un punto: la prima parte della parola polso gli richiama il proprio nome (Paul, pronunciato Pool…). Questa associazione lo introduce come protagonista del sogno, permettendogli di indagare il senso degli atti che in esso sono rappresentati.

Il sogno racchiude un’ottima elaborazione che riassumo per esigenze di sintesi. Esso suggerisce il passaggio o il transito da un’idea (o concezione) di rapporto governata da un automatismo (la ragazza con le pile è un automa), al rapporto come frutto di un’attività o iniziativa del soggetto che si avverte in grado, con risorse proprie, “di far scattare una scintilla” (l’accendino di cui il sognatore è dotato).

Nel sogno avviene dunque un passaggio intellettuale decisamente colto che individua altresì un momento particolare della vita reale del sognatore. Esplicito il passaggio segnalato: da un primo tempo in cui il pensiero dell’automatismo funziona come rassicurazione circa i timori di impotenza del sognatore, si passa ad un secondo tempo dove il sognatore sta abbandonando questi timori e inizia ad avvertirsi in grado (capace, dunque potente) di interpretare il rapporto con propri mezzi, senza affidarsi ad alcuna teoria illusoria, in particolare la teoria illusoria e rassicurante dell’istinto sessuale (automatismo) per un lavoro relazionale giocato su iniziative libere e curate. 

Immagine di cane e gatto
Cane e gatto, la fedeltà del cane, la furbizia del gatto

Il cane-gatto

In questo ultimo esempio un uomo tra i 40 e i 50 anni sogna uno strano animale raffigurato in un ambiente famigliare al sognatore. Dalla descrizione minuziosa dello strano animale emerge una sorta di ibrido tra un grosso cane e un grosso gatto.

Il sognatore segnala una forte sorpresa per la propria creazione onirica e tuttavia superato un primo sentimento di disorientamento riconduce metaforicamente i due animali ai valori che comunemente essi simboleggiano: la fedeltà riferita al cane, la furbizia riferita al gatto.

Al primo moto di stupore ne segue dunque un secondo perché il sognatore ritiene i due valori: fedeltà e furbizia, come valori antinomici e nella prassi reale inconciliabili.

Ecco allora che nel sogno il sognatore compie una profonda revisione dei valori mediante i quali egli si regola quotidianamente nelle vicende più spicciole, come in quelle più importanti.

Nel sogno la sua creatività intellettuale gli consente di accedere ad una nuova morale nella quale ai vecchi valori e alla loro sistematizzazione, inizia a succederne una nuova, come re-visione e ri-capitolazione (non rinnegamento) della precedente. 

Non penso che il sognatore in questione si sia accorto della portata rivoluzionaria del proprio sogno e di quanto quest’ultimo ripercorra molto da vicino il pensiero dell’uomo che alcuni considerano il più grande rivoluzionario di ogni tempo. Si tratta di chi non ebbe timore nel presentare pubblicamente il pensiero inconscio: furbi come serpenti, candidi come colombe, come precetto di una nuova morale individuale e pubblica.

AGGIORNATO: 10/09/2021

[1] I riferimenti bibliografici fondamentali sono all’opera di S. Freud, L’interpretazione dei sogni, Bollati Boringhieri Vol  III° 

[2] In realtà neppure nel sogno il controllo della coscienza è assente e precisamente ad esso si devono le leggi della formazione dei sogni che Freud ha studiato Vedi op.cit

[3] L’espressione è di Giacomo B. Contri

[4] In questo esempio si tratta di un disegno, dunque di un’attività conscia del bambino, tuttavia le corrispondenze e i richiami con il sogno precedentemente esposto sono espliciti.

[5] Si noti anche la vicinanza tra l’arte pittorica – non solo moderna – e l’elaborazione onirica.

[6] Il lettore può notare che per quanto più complesso e perciò meno immediato, il sogno della “Governante invidiosa” mantiene una sostanziale similitudine di struttura con il sogno dei “Due Cani”. Anche qui infatti il sogno consente di pervenire ad una sanzione che diurnamente il sognatore si nega. 

[7] Nome fittizio dell’amica ritenuta responsabile dell’atto invidioso.

[8] L’assenza di conflitto è testimoniata inoltre dal modo in cui gli spunti offerti dal sogno sono sviluppati nella riflessione cosciente del soggetto il quale grazie ad esso riesce a ricordare un antico e per lui spiacevole episodio, allorché la sua precoce indagine del corpo femminile di una piccola compagna di giochi fu interrotto dal brusco e colpevolizzante, intervento di un adulto. Il soggetto in questione aveva allora un’età compresa tra i 4 e 5 anni e prima del lavoro su questo sogno il ricordo citato non gli era stato per molto tempo disponibile.

[9] Merita di essere sottolineato che il pensiero espresso dal soggetto del sogno non da via libera alla trasgressione (nel caso sarebbe un sogno perverso, caratterizzato dalla presenza di angoscia), ma è l’espressione di un pensiero finalmente libero dalla dittatura della trasgressione. In altre parole, il sogno sancisce la legittimità dell’indagine intrapresa: se lecito, allora non trasgressivo.

[10] I due elementi richiamano la conformazione dei genitali: l’elemento rigido il genitale maschile e l’elemento “morbido e concavo” quello femminile. La sognatrice aveva già fatto osservazioni analoghe sulla forma delle conchiglie comparse in altri sogni, associando la conchiglia come fossile o come mollusco con la conchiglia che viene posta in molti quadri o affreschi “a simboleggiare la femminilità”. Un esempio famoso è la venere di Botticelli, ma non è l’unico. 

[11] Il sogno ha pure una valenza edipica in quanto la scala sta nel garage che il padre eleggeva quale speciale posto di lavoro lui riservato.

Psicoanalista dal 1995, socio della Società Amici del Pensiero – S. Freud (presidente Giacomo B. Contri). Già docente di filosofia nei licei, ha diretto un noto centro lombardo per persone adulte portatrici di handicap psicofisici.

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