Descrizione
Sandro, anziano medico e avviato consulente regionale per la sanità, recapita ad un’amica giornalista un manoscritto in cui ripercorre la strada giovanile a fianco dell’amato amico Giorgio, anch’esso medico, ritiratosi per una grave malattia. Il manoscritto è vissuto come un viaggio introspettivo, quasi come una nemesi personale, nel tentativo tutto interiore di arrivare alla pace per far pace, una cura di sé per riconciliarsi con il vecchio compagno di viaggio. Hanno infatti incrociato le loro vite da giovani studenti, facendo crescere un’intensa e tormentata amicizia sino a condividere il fuoco massimo dell’intesa nella costruzione di un grande progetto assistenziale pubblico in un ospedale periferico. Hanno però conosciuto anche la durezza dello scontro e della possibile amara fine del loro rapporto, quando Sandro si trova di fronte a scelte drammaticamente diverse sul destino di ciò che avevano costruito insieme.
Il lettore si addentrerà in questo percorso attraverso un narrare serrato, profondamente umano, ricco di suggestioni emotive: racconti di vita personale, amicizie intense e controverse tra colleghi, ricerca di nuove consapevolezze e traguardi, l’umiltà autocritica sino alla perdita di sé per affrontare il dolore totale che la malattia rende tragicamente manifesto nei pazienti e la vulnerabilità di chi gestisce la cura di un suo simile. Insomma, l’odore quotidiano del mestiere delle porte bianche.
Sullo sfondo di questa vicenda tutta umana i primi echi delle lotte, dei dibattiti e delle contraddizioni sulla gestione della sanità pubblica, in termini di governo e programmazione, riconversioni, accentramenti, tagli e finanziamenti, tragicamente attuali anche ai giorni nostri. Riduttivo e banale sarebbe però cercare in questo romanzo un qualche giudizio o appello politico, vista la annosità del problema. Semmai un grido, quasi una preghiera rivolta alle nostre coscienze di non sottomissione alla sola logica del mercato e al pensiero globalizzante dell’età della tecnica.
L’autore
Giuseppe Azzarello, veronese di nascita (Soave, 1959) ma pesarese di adozione, si è laureato in Medicina e specializzato in Oncologia a Padova. Dall’Università si è trasferito in un’azienda sanitaria del Veneziano ove, tra i primi, ha contribuito alla fondazione e sviluppo di un centro oncologico multizonale. Attualmente dirige l’Unità Operativa Complessa di Oncologia ed Ematologia Oncologica di Mirano-Dolo (Venezia). È membro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica-AIOM, per la quale ha ricoperto gli incarichi di Coordinatore per il Veneto e di membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione.
Nella professione di oncologo ha sempre coniugato assistenza e ricerca clinica, collaborando con molti gruppi nazionali e internazionali, anche nell’ambito delle cure palliative. Da sempre fedele all’iniziale formazione classica, coltiva e trasferisce nell’ambito medico le cosiddette “humanities” (filosofia, psicologia, arti musicali e visive), essenziali a tener viva “l’umanità”, attraverso l’esercizio della critica e di quella pratica che Martha Nussbaum definisce in modo mirabile “immaginazione narrativa”, per una migliore introspezione nelle storie, emozioni, speranze e difficoltà dell’altro. Da qui il suo impegno nella promozione della psico-oncologia nella sua unità operativa e l’insegnamento per alcuni anni al Master “Death Studies & The End of Life” dell’Università di Padova.
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